I consigli degli architetti di Torino. Una pubblicazione digitale pensata appositamente per i neo-iscritti all’Ordine degli Architetti, ma utile anche per coloro che hanno ancora dubbi su questioni legali, fiscali, previdenziali tipiche della professione di architetto. Una guida concreta per vivere da architetto in Italia.
La pubblicazione, in formato digitale, è pensata appositamente per i neo-iscritti all’Ordine degli Architetti di Torino, ma può diventare una guida utile anche per coloro che hanno ancora dubbi su questioni legali, fiscali, previdenziali connesse all’esercizio della professione. Si intitola Chi ben comincia il vademecum promosso dall’Ordine degli Architetti di Torino e dalla Fondazione per l’architettura / Torino, destinato ai giovani architetti.
Come vivere da architetto in Italia? I consigli degli architetti di Torino
Articolata in sette sezioni (l’iscrizione all’Ordine, l’organizzazione dello studio e la fiscalità, la previdenza sociale, il compenso, la responsabilità civile, la responsabilità penale, la promozione), essa intende offrire gli strumenti tecnici e le conoscenze necessarie per muovere i primi passi nel mestiere. Vuole essere, insomma, una sorta di supporto per far sì che ognuno crei la propria “cassetta degli attrezzi per affrontare il mondo del lavoro”, come l’hanno definita i coordinatori del focus group OAT La professione per i giovani e le pari opportunità, promotore del progetto
La pubblicazione offre una panoramica delle attività promosse dall’Ordine, dei servizi offerti agli iscritti e una serie di consigli per vivere da architetto in Italia
Nata da un’idea e con la collaborazione del focus group OAT La professione per i giovani e le pari opportunità, è stata resa possibile grazie al contributo del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC nell’ambito del bando Fondo giovani.
Infondo, se cambiano i professionisti e la modalità di intendere la professione, non può che cambiare anche l’Ordine che li rappresenta. Per statuto, gli ordini degli architetti si occupano di tenere l’Albo degli iscritti, vigilare sulla correttezza dell’esercizio professionale e sulla conservazione del decoro dell’Ordine. L’Ordine degli architetti di Torino, tuttavia, ha gradualmente ampliato gli ambiti di intervento, diventando un soggetto attivo sul territorio, un interlocutore della politica sui temi urbanistici, architettonici e professionali e un riferimento per i cittadini
L’Ordine degli architetti di Torino è una realtà aperta e inclusiva, che vede la partecipazione attiva e il contributo di circa 400 iscritti che frequentano i 23 focus group; le occasioni di incontro del Consiglio sono numerose: penso agli OAT open, seminari periodici nei quali presentiamo le attività e condividiamo le politiche, offrendo un aggiornamento sulle principali questioni della categoria professionale, a Il martedì dell’architetto, appuntamenti informali per creare occasioni di confronto tra colleghi, per fare comunità e promuovere reti di conoscenza, a Open studio, l’iniziativa che due sere all’anno apre gli studi degli architetti torinesi a professionisti e curiosi, o ancora alle molteplici iniziative formative che ci vedono coinvolti.
La competizione e le difficoltà di chi si trova per la prima volta ad avvicinarsi al mondo del lavoro e a ritagliarsi una nicchia spingono spesso alla frammentazione; la dimensione media degli studi italiani è inferiore rispetto alla media europea. È un errore che rende difficile anche misurarsi con le realtà internazionali. E se considerate che, secondo i dati del Cresme, i primi 10 studi di architettura italiani per fatturato lavorano principalmente all’estero, risulta del tutto evidente che gli architetti non possono più trascurare questo mercato.
L’invito che la “guida” rivolge ai giovani è quello di “usare” l’Ordine, di partecipare alla vita della comunità e di dare il loro contributo e di condividere con colleghi e cittadini le loro opinioni