Quando parliamo di mito e leggenda, non potremmo non pensare al Palazzo di Cnosso e tutto quello che la sua storia racchiude.
Sito sulla bellissima isola di Creta, sorge sulle alture di Kefala, nei pressi del luogo sacro in cui, secondo il culto cretese, Zeus venne nascosto da sua madre Rea agli occhi del padre, il titano Crono, che altrimenti lo avrebbe divorato così come fatto con tutti gli altri figli.
La storia del Palazzo
Cnosso risulta essere il più grande dei palazzi di epoca minoica e, oltre ad essere di stampo religioso, costituiva al suo interno una grande centralità politica ed economica.
Si è accertato, inoltre, che possedesse due porti in corrispondenza a dove ora sorgono le città di Heraklion e Amnisos.
Alcuni scavi e molte delle ricostruzioni si devono all’archeologo Arthur Evans.
Egli ipotizzò come lo spazio abitativo del complesso di Cnosso, dovesse comprendere un’area di circa 20.000 m², con al suo interno:
- gli alloggi del re
- gli alloggi della regina
- gli alloggi dei funzionari amministrativi
- sale per il culto e per i ricevimenti, ovvero 1300 stanze distribuite su 5 piani a pianta molto intricata ove si stima potessero essere alloggiate circa 12.000 persone.
La zona centrale del palazzo invece, era costituita da un cortile in terra rossa battuta, all’interno del quale si svolgevano esibizioni aerobiche di ginnasti che sfidavano la morte, esibendosi sopra i tori, gli animali sacri dei cretesi, come testimoniano i numerosi affreschi trovati nel palazzo.
A testimonianza dell’evoluzione del popolo minoico, vi sono i bagni degli appartamenti della regina, dotati di vere e proprie canalizzazioni sotterranee, fogne e canali di scarico.
La struttura architettonica del Palazzo, è talmente intricata che lo stesso Evans ricondusse Cnosso al mito del labirinto del Minotauro.
Altra particolarità, è il nome assunto dalla costruzione, denominata casa della doppia ascia.
Questo, in quanto il simbolo del palazzo era proprio un’ascia bipenne, incisa sulle pareti e sui tetti.
Cnosso: la leggenda del Minotauro
La leggenda del Minotauro narra come il labirinto fu progettato dall’architetto Dedalo, il quale, aiutato dal figlio Icaro, una volta chiuso al suo interno, costruì delle ali che attaccò con la cera alle loro spalle ed entrambi ne uscirono volando.
Il labirinto fu realizzato su commissione del Re di Creta, Minosse, per rinchiudervi proprio la creatura, nata dall’unione della moglie del re, Pasifae, con il bianchissimo toro inviato al re da Poseidone affinché fosse sacrificato in suo nome.
Questi però offese il dio: ritenendolo troppo bello e sacrificando un altro toro scatenò la vendetta di Poseidone che indusse nella regina una passione folle per l’animale.
Atene, all’epoca sottomessa a Creta, aveva l’obbligo politico di inviare sette ragazzi e sette ragazze ogni nove anni da offrire in pasto al Minotauro. Questo tributo fu imposto dal re Minosse per vendicare la morte del figlio Androgeo, assassinato da alcuni ateniesi infuriati per il disonore arrecato dalle sue troppo vittore ai loro stessi giochi.
Anni dopo, Teseo, figlio del re ateniese Egeo, s’imbarcò infiltrandosi tra i giovani destinati al sacrificio e una volta a Creta, sedusse Arianna, la figlia di Minosse e Pasifae. Lei aiutò Teseo a ritrovare la via d’uscita dal labirinto donandogli un gomitolo di lana rossa da srotolare durante il tragitto.
Teseo uccise poi il Minotauro e guidò attraverso il filo, i restanti ateniesi fuori dal pericoloso labirinto, abbandonando però la ragazza.
Ma una volta in nave, Teseo dimenticò di innalzare la vela bianca, come promesso a suo padre in caso di vittoria, così egli quando vide all’orizzonte la vela nera sinonimo di sconfitta e morte del figlio, si buttò in mare, morendo annegato. Da qui nacque il nome del mar Egeo.